venerdì 5 ottobre 2007

L’incontro dei laico-liberali

L’appuntamento è per venerdì 5 ottobre nella sede de L’Opinione
di Paolo Della Sala

Venerdi il nostro quotidiano ospiterà un Vertice delle organizzazioni laico-liberali. Questo progetto mette finalmente da parte i dibattiti ideologici, rifiuta il tatticismo partitico e cerca soluzioni concrete, a partire da un patto di solidarietà tra politica, cultura e impresa. C’è da rifondare la politica e la rappresentanza civile dei cittadini, un compito che non può essere ricoperto dai grandi partiti. Servono nuovi percorsi e nuovi soggetti, non contro Berlusconi (a sinistra c’è ancora qualcuno che parla di “liberalismo”?) ma per realizzare ciò che non si è ancora fatto. Il Paese è tragicamente fermo al 1922. Da quasi un secolo trionfa ancora la delega feudale (contro le comunità locali) e questo spiega la crescente inesistenza della vita pubblica. C’è un “noi” e un “loro” mediato dalla stampa. Siamo diventati mezzadri delle lobbies. Abbiamo imparato a osteggiare il mercato.

Solo pochi e troppo brevi lampi di verità e libertà: la piccola e media impresa del Nord; i primi governi del Secondo dopoguerra; la rinascita della cultura neoliberale a partire dagli anni ’90. Il volto della crisi attuale è un misto di qualunquismo e voglia di uomini “duri e puri”. Ma è anche presente l’istanza opposta: riprendere in mano di persona la politica. Come? I liberali non “fanno massa”, cosa che invece riesce a Vati e capopopolo, con sempre maggior degrado: da D’Annunzio si è passati a Grillo. Occorre coordinarsi e unire le forze. Occorre prendere le armi dell’intelligenza. Fuor di metafora, di cosa stiamo parlando? L’unica cultura politica in grado di leggere la società contemporanea e migliorare le condizioni di vita è il liberalismo. La socialdemocrazia è un territorio di passaggio, oggi escluso da Scandinavia e Regno Unito. Il neocomunismo sostituisce le religioni nelle fasi di passaggio da un’economia agraria a una più evoluta. La socialburocrazia, presentata da Veltroni -e anche da qualche industriale- come nuova società dell’Armonia, non è altro che una Chinese way in versione europea, con i diritti civili e le cooperative al posto del Partito. Decidere, Riformatori liberali, Pri e Pli, Progetto di Nordest, un gruppo di politici e parlamentari con la fedina culturale pulita, un gruppo di imprenditori del nord sganciati da Confindustria, l’insieme della stampa, delle fondazioni, dell’editoria liberale. Ecco i soggetti che possono decidere scelte piccole ma importanti. C’è la volontà e la disponibilità : non è poco. Occorrono iniziative che arrivino all’insieme dei cittadini, cosa impossibile alle singole organizzazioni. Bisogna uscire da cortili e recinti troppo piccoli per avere chances. Bisogna integrare media e new media.
Gli imprenditori: occorre fare rete col loro universo. “Ognuno per sé, Dio contro tutti”, recita un antico detto. Confindustria non è più un’alternativa: è figlia di un modello di società inadeguato. Serve una struttura che colleghi le imprese, che crei legislazione liberale, ma per favore non chiamiamola Confindustria2. E’ necessario prendere in mano le relazioni col mondo: aprire l’Italia al mondo, alle culture, al commercio. Il modello equo-solidale cattocomunista è disastroso, perché chiude l’orizzonte e lo limita al mondo degli emigrati. In questo modo condanna gli emigrati a emigrare, non risolve i loro problemi, che necessitano invece che di libera immigrazione di una libera e moderna industrializzazione dell’Africa e dei paesi arabi. Servono strutture che dimostrino che i liberali sono in grado di fare impresa e avere successo, incrementando gli interscambi economici e culturali con l’Estero (senza rifare l’Ice). A partire da un quotidiano italiano in lingua inglese: ce l’hanno quasi tutti i Paesi del mondo, ma non l’Italia, che pure ha decine di milioni di emigrati nei soli USA. Occorre dare prospettive nuove ai lavoratori dipendenti: la Triplice è il vero Mainframe del potere che sta replicando il duopolio DC-PCI sotto il falso nome di PD. Aprire i cantieri delle idee non basta. Servono quelli reali. Senza voli pindarici, con pazienza da formiche. Come è possibile continuare ad essere assenti dal mondo della scuola? Si crei un portale per studenti e professori, si diffondano idee, ma soprattutto si creino reti di persone. Numeri e fatti: questo vogliamo, questo occorre fare.
tratto da: l'Opinione.it

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